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Una scoria d'amore

SCORIA #1 (Sottovuoto)

Aveva deciso di impacchettare la sua memoria. Avrebbe buttato in uno scatolone ogni attimo di quella storia marcia e ormai ridotta a brandelli. Pezzi di giorni andati, frammenti di visioni che continuavano a palesarsi ai suoi occhi, ombre e colori e voci alle quali ancora si illudeva di poter rispondere, magari riuscendo a modificare il corso degli avvenimenti. Avrebbe scelto uno di quei grossi cartoni che di solito accatastano tra i rifiuti dei supermercati, l’avrebbe riempito il più possibile, poi l’avrebbe sigillato con del nastro adesivo e per finire lo avrebbe anche legato con lo spago. Ma poi aveva pensato che quel cartone polveroso e preda dell’umidità avrebbe avuto un brutto impatto estetico sul catalogo dei suoi ricordi.

Allora aveva deciso di sostituirlo con una brillante scatola di plexiglas, di quelle trasparenti e dall’aspetto leggero che piacciono tanto agli architetti e ai designer; in questo modo la sua memoria avrebbe assunto l'aspetto sintetico e glaciale di certe opere d'arte contemporanea. Avrebbe acquisito dignità ed eleganza. Sarebbe apparsa come una ricca e affascinante collezione di oggetti vintage, come quelle scarpe e quelle borsette delle nonne che ormai fanno schifo anche a loro ma che indossate dalle nipoti con un abitino trendy le rendono delle ultrafiche. Però non voleva nemmeno regalare questo aspetto così intrigante alla sua memoria, perché sarebbe diventata una potente insidia: il plexiglas, anche se freddo e asettico, avrebbe trasformato i ricordi in una raccolta di reliquie da contemplare, e l’unica cosa che desiderava era non contemplarla mai più.

Aveva fame e si diresse verso il frigorifero. Fu tirando fuori quel pacchetto smilzo di carne senza vita, confezionata in modo da far passare la fame anche a un lupo, che pensò all’unica soluzione possibile: il sottovuoto.

Una scoria d'amore
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